Deckard
Deckard esiste dal 2009, da 11 anni, da quando il professor Marco Ciardi ha aperto una pagina online e ha invitato i suoi studenti a usarla come palestra di scrittura e divulgazione. Io l'ho preso alla lettera e da allora tutto quello che ho fatto, ogni singola cosa, è stata una conseguenza di quello che ho fatto con Deckard.
Università
Docente a contratto presso l'Università di Bologna: Lingua orale (competenze trasversali) e Scrittura e argomentazione (Scienze della comunicazione). Docente a contratto presso Unicollege SSML Mantova: Comunicazione multimediale e Sociologia dei processi culturali e comunicativi.
Scrittura
Scrivo su Deckard dal 2009, sul Foglio dal 2019. Per la Hoepli ho scritto il libro Parlare. Strumenti e tecniche del discorso (2020).
Imprenditorialità
Collaboro con lo Startup Day dell'Università di Bologna. Ho ideato e coordino, dal 2017, in collaborazione con l'associazione StartYouUp e la Fondazione del Monte, Startup Day meets Humanities, programma coinvolgimento all'imprenditorialità dedicato agli studenti di area umanistica interessati a sviluppare progetti imprenditoriali.
Front office
Faccio da moderatore in diversi eventi dal vivo: Startup Day Unibo, Heroes Maratea, Farete
Cortometraggi
Ho scritto, insieme a Enrico Poli, i cortometraggi Facciamocela raccontare (2013), La scelta di Ettore Majorana (2014), La rincorsa (2016) e Wind-Day (2020 - in lavorazione).
Formazione
Laurea triennale e magistrale in Filosofia morale. Tesi magistrale: La scoperta di sé. Goeorges Gusdorf e Michel de Montaigne, relatore prof. Paolo Vincieri.
Pubblicazioni
Contatti
È solo la fine del mondo, l’ultimo film di Xavier Dolan, racconta di un giovane scrittore (Louis) che va a trovare la sua famiglia, dopo dodici anni di assenza, per annunciare la propria morte. Succede che (allarme spoiler! ma tanto avete già detto tutti che non vi è piaciuto) non ci riesce, perché c’è troppa confusione per prendere la parola. Loro non sanno qual è il problema, e a stento si chiedono il motivo della visita, ma sembrano certi che non potrà mai essere così serio. Il rancore a grappoli che tutti riservano a Louis, dopo che se ne è andato a emanciparsi nella grande città, lasciando gli altri a sopravvivere in provincia, era da mettere in conto. Insomma, il protagonista ha bisogno di sostegno, ma non ha l’aspetto di uno che ha bisogno di sostegno. Quindi, che si metta in fila.
50 sfumature di Blu.
La Street Art legale esiste.
La Street Art illegale esiste.
La Street Art illegale non è necessariamente un male.
La Street Art legale non è necessariamente bella.
Se faccio un gesto illegale per scuotere il trono, ma il sovrano mi frega e fa i soldi col mio gesto, mi rimane solo da inventarmi un gesto nuovo, sperando che sia efficace e al più presto.
La giungla è la giungla. La mostra è lo zoo. Questa è un po’ criptica, lo so.
Non tutta la Street Art ha una funzione estetica.
Non tutta l’arte è politica. Però, fare politica staccando un muro,
è un po’ un’opera d’arte.
Alcune forme di Street Art contengono anche un messaggio politico.
Alcune forme di Street Art contengono un messaggio politico solo perché sono illegali: quelle brutte ma intelligenti, per intenderci. Che, come è noto, non le ha mai volute nessuno.
Questa era al limite.
Il moralismo è parte integrante di alcune forme di muralismo.
L’unico motivo per affiancare moralismo e muralismo è l’effetto retorico del gioco di parole.
Strappare la Street Art illegale dal muro su cui nasce è per lo meno una forma di megalomania. Comportarsi come Napoleone è da megalomani, riconosciamolo.
Se di un’opera di Street Art non ti interessa il messaggio ma il copyright, paghi. O incassi.
Il medium è il messaggio. Il copyright è l’omaggio.
L’unico senso della proporzione tra messaggio e omaggio è l’effetto retorico del gioco di parole.
Chi guarda MasterChef non sa cucinare. O forse era: chi sa cucinare non guarda MasterChef. In ogni caso, cucinare e MasterChef non hanno nulla in comune. Vero mamma?
“Tu sei pazzo!”
Quest’anno c’è un filosofo tra i concorrenti, Giovanni, che è il perfetto stereotipo del dottorando in filosofia: pochi capelli, occhiali brutti, un principio di logorrea e l’espressione di uno da cui vi aspettate sempre che conosca i retroscena di ogni conflitto internazionale, ma mai che vi porti delle ragazze a una festa.
Micheal Pollan
COTTO
Milano, Adelphi, 2014
pp. 506, € 28.00
ISBN 9788845929144
ill. di Alessandro Spedicato
Dobbiamo aggiungere una nota alla ricetta per acquistare con giudizio un libro che ci attrae. E questo è a tutti gli effetti attraente: un libro Adelphi color senape di cinquecento pagine con una bellissima illustrazione rosso ciliegia in copertina; un titolo incisivo; un risvolto di copertina (sulla quarta c’è solo altra senape) in cui il Pollan ci legge nel pensiero: «Quanto più invadenti sono i virtuosismi di aspiranti cuochi, tanto meno sappiamo mettere in tavola qualcosa di decente»; e una grafica che amalgama il tutto titillandoci le papille del gusto letterario. Il prezzo è da ristorante di lusso, ma dopo una mezz’ora a marinare in giro per la libreria, pensando che non si può sempre vivere di edizioni economiche e vino della casa, è molto probabile che cederemo. Allora la nota da aggiungere è la seguente: cercare su Google Immagini il titolo originale (Cooked). Il risultato è una copertina bianca lucida con la foto pacchiana di una manciata di rigatoni che precipitano nell’acqua. Allora forse la marinatura va ripensata e l’acquisto mancherà di sapore.
Intervista a Erasmo Recami — Il caso Majorana
a cura di Edoardo D’Elia
Pochi giorni fa, Ettore Majorana è tornato al centro dell’attenzione pubblica perché la procura di Roma, che aveva riaperto il caso della sua scomparsa (1938) in seguito ad alcune fotografie rinvenute negli scorsi anni, ha archiviato l’inchiesta sostenendo che Ettore era vivo in Venezuela tra il ’55 e il ’59, ed era conosciuto come “Sig. Bini”. Ne hanno parlato tutti i mezzi di informazione, radio, televisioni e quotidiani. Ma la la vicenda è spesso riportata in modo approssimativo e troppo facilmente viene piegata a teorie cospirazioniste o inutilmente cervellotiche. Noi che siamo tanto affezionati alla vicenda Majorana da averci costruito intorno addirittura un cortometraggio (lavoro matto e disperatissimo che potrete vedere l’11 Marzo al Cinema ODEON di Bologna), abbiamo voluto fare il punto con Erasmo Recami, forse il massimo studioso di Ettore Majorana.
Michel Onfray
L’ORDINE LIBERTARIO. Vita filosofica di Albert Camus
Milano: Ponte alle Grazie, 2013
pp. 573, € 28.00
ISBN: 9788862207423
di Edoardo D’Elia
Una sessantina di libri fa, Michel Onfray aveva ventinove anni e si apprestava a spedire per posta il suo primo manoscritto (Il ventre dei filosofi) a tre case editrici: una non rispose,
una rispose di no, Grasset rispose subito di sì. L’unico dubbio che aleggiava negli uffici parigini era che la biografia del nuovo autore potesse essere solo una copertura, che Onfray fosse lo
pseudonimo di un intellettuale dai trascorsi più tipici. Si presentava così: figlio di un operaio agricolo e di una donna delle pulizie, dopo la morte prematura dei genitori, viene messo in
orfanotrofio; a diciassette anni tenta di farsi assumere come autista di treno nella stazione di Argentan, il suo piccolo paese, ma senza successo; frequenta un’università di provincia, non
l’Ècole Normale...; a ventott’anni viene colpito da un infarto che va contro ogni immaginabile statistica anagrafica; poi, all’improvviso, scrive un libro di filosofia così brillante. O
nascondeva qualcun’altro o era davvero una sorpresa. Onfray prese allora il treno, da passeggero, e andò a Parigi a dimostrare la sua autenticità. L’editore si convinse e colse al volo
l’occasione: “Bene, scriva allora un’introduzione autobiografica in cui racconta la sua vita atipica e si presenta al grande pubblico; poi si dimentichi tutto perché d’ora in poi la sua vita è
qui a Parigi, tra i rumorosi giornalisti e le lettrici ammiccanti”. Onfray scrisse il capitolo autobiografico in quarantott’ore, però disse che sarebbe rimasto ad Argentan. Gli fu risposto che in
quel modo non avrebbe mai fatto carriera.
Wolfgang Behringer
STORIA CULTURALE DEL CLIMA
Torino, BollatiBoringhieri, 2013
pp.349, € 26.00
ISBN 978-88-339-2380-2
Elenco incompleto degli effetti positivi che può avere un inverno atipicamente caldo, come quello che stiamo vivendo, nella parte di mondo che occupiamo: minore utilizzo del riscaldamento domestico con conseguente abbassamento del consumo di energia e quindi minore inquinamento; vita sociale meno costipata, il progresso tecnologico è per buona parte lotta contro i disagi, se diminuiranno i disagi, passeremo meno tempo a lottare; meno traumi dovuti al ghiaccio, meno sistemi immunitari storditi e assideramenti notturni (sia umani che animali); con ogni probabilità, sensibile diminuzione della vendita degli psicotropi antidepressivi; diffusione, se il caldo persiste negli anni, di un’enorme quantità di specie animali nelle zone ora svantaggiate dal freddo perenne.
Michel Onfray
IL VENTRE DEI FILOSOFI. Critica della ragion dietetica
Ponte alle Grazie, 2012
La vita mediterranea col suo corollario di esperienze culinarie condivise: condimenti oleosi, sughi saporosi e soffritti permalosi, che appena li ignori - quale oltraggio! - bruciano per vendetta. Osservare le donne di casa sempre sedute sulla punta della sedia - libere da ogni comodità che intralcerebbe lo sparecchiamento. Tritare l’aglio per “dare una mano”, come un apprendista assunto esclusivamente per le mansioni più ripetitive, per poi sentirselo nelle mani a un età in cui gli altri scartano merendine e magari neanche le mangiano. E la cantilena paternalistica che graffia i timpani di ogni bambino: “Ah, ingrato! Non ti va mai di fare la spesa, però poi vuoi mangiare!”. Questi frammenti di un’autobiografia alimentare, secondo Onfray, non sono inutili, perché «se non un mondo, ogni cucina rivela un corpo e al tempo stesso uno stile» (p.9).
Andrea Segrè, Luca Falasconi (a cura di)
IL LIBRO BLU DELLO SPRECO IN ITALIA: L’ACQUA
Edizioni Ambiente, 2012
Il pianeta Terra è composto per la maggior parte di acqua, salata. L’acqua dolce, qualificabile come risorsa idrica utile ai bisogni dell’uomo, rappresenta lo 0,5% del totale. Al netto delle perdite che si hanno nel processo di estrazione, lavorazione e trasporto, solo lo 0,001% è effettivamente a disposizione del consumo umano. Inoltre, l’acqua non si crea - né in natura né tantomeno per mano dell’uomo -, ma è sempre la stessa, da sempre, che segue un ciclo chiuso di rigenerazione. Perciò, se le necessità di consumo aumentano, non si può “aumentare” l’acqua, si può solo tentare di ottimizzarne al meglio lo sfruttamento. L’acqua è più preziosa del petrolio, ma costa molto meno, quindi chi ce l’ha la spreca e chi non ce l’ha...c’è qualcuno che non ce l’ha?
*RISPOSTA A "RIFLESSIONE SU NON SIAMO MAI STATI MODERNI DI BRUNO LATOUR"
«Dimenticare non è eliminare, è agire in una sospensione di giudizio, o possedere idee distorte dei movimenti: esistere senza Essere», disse il Soggetto.
«Dimenticarmi non è eliminarmi, è caratterizzarmi in una parzialità di giudizio, o possedere un’idea limitata delle interazioni: concedermi d’esistere, ma giammai d’Essere», replicò l’Ibrido.
Bruno Latour
NON SIAMO MAI STATI MODERNI
(1991, trad. it.: Elèuthera 2009)
«L’ipotesi di questo saggio - perché si tratta di una ipotesi e si tratta proprio di un saggio - è che la parola “moderno” definisce due gruppi di pratiche completamente diverse che, per conservare efficacia, devono restare distinte, mentre da qualche tempo non sono più tali. Il primo insieme crea, per “traduzione”, un miscuglio tra tipi di esseri affatto nuovi, ibridi di natura e di cultura. Il secondo per “depurazione”, produce due aree ontologiche completamente distinte: quella degli umani da un lato e quella dei nonumani dall’altro» (p.23). La critica moderna depura ciò che la traduzione ha creato: le reti. Le reti sono i collegamenti, le mediazioni tra le aree ontologiche che considerano tutto ciò che non è solo cultura o solo natura: gli ibridi. Queste due attività vanno insieme - senza traduzione non ci sarebbe nulla da depurare -, ma la modernità si ostina a considerarle separatamente.
Michel Onfray
IL CORPO INCANTATO. Una genealogia faustiana.
Ponte alle Grazie, 2012
Michel Onfray è un filosofo edonista francese di successo: scrive molto e vende tanto; è fuori dal circuito accademico, ma le sue lezioni all’Universitè populaire (da lui fondata nel 2002) sono costantemente seguite da le più varie parsone; nonostante si definisca edonista, ateo e postanarchico, è popolare in Francia e in Italia; viene spesso criticato da giornalisti impegnati e da intellettuali di stazza, però dice di ricevere quotidianamente e-mail di ammiratori-discepoli che lo ringraziano perché lui ha davvero cambiato la loro vita, che hanno letto un suo libro per caso, poi subito un altro e poi tutti e ora sono più felici - l’amarezza delle critiche si diluisce nel conforto dell’ammirazione.
Pietro Greco
EINSTEIN AVEVA RAGIONE. Mezzo secolo di impegno per la pace
ScienzaExpress, 2012
Per una delle perversità ironiche che spesso affliggono il corso delle cose, uno scrittore comincia la sua carriera nella completa indifferenza di pubblico, se è bravo e fortunato riesce ad affermarsi, ma poi trova la consacrazione finale in una nuova, sebbene diversa, indifferenza. L’aumento di lettori ha un picco limite oltre il quale, paradossalmente, il resto del mondo torna ad essere indifferente agli scritti: conoscerà il nome dell’autore e leggerà quello che si scrive su di lui, osannandone ciò che di lui si dice più di ciò che lui è. Questo, secondo Albert Camus, accade agli scrittori moderni; questo, in un certo modo, è toccato anche ad Albert Einstein.
Rachel Carson
PRIMAVERA SILENZIOSA
(1962; trad. it. Feltrinelli, 1963)
Si dice che oggi un bravo studente universitario conosce più fisica di quanta ne conosceva Newton alla fine della sua vita. Eppure Newton non ha perso la sua importanza. Lo stesso vale per Rachel Carson. Ci sono alcuni autori il cui valore trascende la data delle loro pubblicazioni, la cui innovazione supera agevolmente l’ardua sentenza dei posteri. Nonostante le nozioni siano superate e nonostante le deduzioni - da quelle nozioni - siano per forza imprecise se paragonate agli studi recenti, anche il lettore più vigile e aggiornato sulle nuove direzioni del sapere avverte il grande talento, dimentica la somma delle mere informazioni e assorbe il risultato d’insieme, raro e brillante. Questo accade rileggendo oggi, a distanza di cinquant’anni, Silent Spring (1962), il libro più famoso e importante della più influente divulgatrice scientifica americana.
Rachel Carson
IL MARE INTORNO A NOI
Orme Editori, Roma, 2011
Rendiamo omaggio a Rachel Carson, scomparsa nel 1964, e ancora oggi icona dei movimenti ambientalisti. Cinquant’anni fa, nel 1962 (non nel ’63, come invece si legge sul risvolto della quarta di copertina di questa edizione), Rachel Carson pubblicò il suo libro più famoso e influente, Silent Spring, nel quale si schierava contro l’uso, a quei tempi pervasivo, del DDT. Cogliamo dunque l’occasione per ricordare la grande divulgatrice di coscienza ecologica americana, iniziando con la recensione di un’opera precedente, Il mare intorno a noi, secondo libro della trilogia sul mare pubblicata tra il ’41 e il ’55, da cui è anche stato tratto un documentario che ha vinto il premio oscar nel 2010.
Armaroli, Balzani
ENERGIA PER L’ASTRONAVE TERRA
Zanichelli, Bologna, 2008
di Edoardo D’Elia
«In questi processi [di trasformazione dell’energia] l’energia dell’universo si conserva, in obbedienza al Primo Principio [della termodinamica], ma perde valore, per rispettare il Secondo. Chi è ancora convinto di poter costruire la macchina del moto perpetuo conosce forse il Primo, ma evidentemente ignora il Secondo Principio.» Così fin dalle prime pagine Armaroli e Balzani attirano l’attenzione sulla legge fisica più importante, quella che tutti dovrebbero conoscere e tenere presente prima di affrontare un qualsiasi discorso ecologico: il secondo principio della termodinamica.
Serge Latouche
COME SI ESCE DALLA SOCIETÀ DEI CONSUMI
BollatiBoringhieri, Torino, 2011
Il nuovo libro di Latouche, filosofo francese in ascesa di popolarità, è una raccolta di contributi successivi alla pubblicazione del Breve trattato sulla decrescita serena che l’autore, nella prefazione, definisce un quadro impressionista. Scrive che la disposizione dei saggi, procedendo per piccoli tocchi, riesce a creare una composizione d’insieme, una tonalità comune, un ethos. Quasi.
John Brockman (a cura di)
COME CAMBIERÀ TUTTO
Il Saggiatore, Milano, 2010
Cosa succede se si prova a contattare le 100 menti più brillanti del mondo per radunarle in una stanza, chiuderle dentro e costringerle a porsi tra loro quelle domande che rivolgono a se stesse, nel tentativo di produrre una sintesi di tutto lo scibile? In 70 sbattono giù il telefono. O almeno così è successo a James Lee Byars, artista ormai scomparso, che nel 1971 ideò questo ambizioso progetto d’arte concettuale chiamato World Question Center.
Serge Latouche
L’INVENZIONE DELL’ECONOMIA
Bollati Boringhieri, Torino, 2010
L’invenzione dell’economiaè una raccolta di saggi pubblicata da Latouche nel 2005 e ripresa ora dalla casa editrice Bollati Boringhieri sull’onda della popolarità del Breve trattato sulla decrescita serena. I saggi, come scrive l’autore nella prefazione, sono contributi occasionali e parziali, alcuni scritti addirittura negli anni ottanta, al tentativo di una sintesi sistematica dell’insieme delle concomitanze storiche e scientifiche che hanno portato all’invenzione dell’economia.
Florence Noiville
HO STUDIATO ECONOMIA E ME NE PENTO
Bollati Boringhieri, 2010
di Edoardo D’Elia
Florence Noiville si è laureata all’inizio degli anni ottanta, età dell’oro dell’impero capitalistico d’occidente, in una delle maggiori business schools di Francia. Per qualche anno ha incassato i lauti stipendi che il suo curriculum prometteva, ma presto ha abbandonato la carriera nella finanza per trovare la sua ragione di vita nella cultura, diventando giornalista e critica letteraria per Le Monde.
Carlo Vulpio
LA CITTA’ DELLE NUVOLE
Edizioni Ambiente, 2009
Durante una delle sue vacanze tropicali, uno dei tanti figli di emigranti pugliesi, davanti all’ennesima delusione, giunse alla definitiva certezza che il mare più bello del mondo è il suo, quello del golfo di Taranto, la sua città d’origine. Chiamò i suoi genitori e chiese loro scusa. Glielo avevano sempre detto, ma li aveva sempre compatiti come nostalgici. Invece avevano ragione e lui non avrebbe mai più fatto una vacanza tropicale.
Serge Latouche
BREVE TRATTATO SULLA DECRESCITA SERENA
Bollati Boringhieri, Torino, 2009
Come diceva Seneca, il problema non è tanto il possesso dei beni quanto il sentimento di attaccamento ad essi. Analogamente, secondo Latouche, per risolvere la situazione ecologico-economica del mondo non serve liberarsi completamente delle strutture che l’economia ha fatto sue, del sistema finanziario, di tutti i capitalisti e delle borse; ma si tratta di “decolonizzare l’immaginario”, ovvero di pensare una società in cui la fede non sia più la Crescita con la C maiuscola.
James Hansen
TEMPESTE
Edizioni Ambiente, 2010
di Edoardo D’Elia
“This is the book ladies and gentlements: Storms of my grandchildren. The truth about the coming climate catastrophe and our last chance to save humanity. This could also have been titled: We’re screwed.”
[David Letterman]
Il titolo originale, Le tempeste dei miei nipoti. La verità sull’imminente catastrofe climatica e la nostra ultima possibilità di salvare l’umanità, è il miglior riassunto del libro.
Lorenzo Pinna
AUTORITRATTO DELL'IMMONDIZIA
Come la civiltà è stata condizionata dai riufiuti
BollatiBoringhieri, Torino, 2011
di Edoardo D'Elia
Del passato si parla con nostalgica ammirazione per tutti quei capolavori strutturali e culturali che si vedono nei musei, si leggono sui libri e si visitano nei siti archeologici. Della modernità si parla con vigile scetticismo per le direzioni rischiose che sta prendendo, per la sua indifferenza nei confronti dell’uomo che rischia di decretarne il fallimento; e sorge il rammarico di aver dimenticato il valore della vita distratti dal miraggio della ricchezza materiale che il capitalismo prometteva. In tempi di crisi si gioca a invertire i piani convincendosi di essere disposti a barattare quel ‘poco’ che rimane (mero progresso tecnico-scientifico) con ciò che si sta perdendo (serenità, reciprocità, agio). Il passo successivo del ragionamento è il luogo comune: ‘si stava meglio’ (molta: umanità, reciprocità, generosità), ‘quando si stava peggio’ (poca: salute, comunicazione, istruzione). Lorenzo Pinna interrompe il gioco e ci riporta alla realtà (storica), per mostrare come la modernità sia una soluzione e come i problemi spesso nascano dal tradirla. Pinna si concentra su un fattore della vita quotidiana tanto presente e fondamentale, quanto dato per scontato quasi al punto di dimenticarlo: i rifiuti. Ci racconta come, e quanto profondamente, la civiltà è stata condizionata dai rifiuti attraverso un’indagine storica che tocca le principali tappe del percorso di quella che chiama ‘la città pestilenziale’.
Luciano Gallino
FINANZCAPITALISMO La civiltà del denaro in crisi
Einaudi, Torino, 2011
«Il finanzcapitalismo è una mega-macchina che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni allo scopo di massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia dal maggior numero possibile di esseri umani [usati come componenti o servo-unità], sia dagli ecosistemi». Ha raggiunto un grado di complessità strutturale, estensione geografica e penetrazione in tutti i sotto-sistemi sociali e in tutti gli strati della società, della natura e della persona, senza precedenti nella storia, tale da asservire completamente la civiltà-mondo e da lasciare davvero poca speranza che possa essere in qualche modo incivilito.
Serge Latouche
PER UN’ABBONDANZA FRUGALE
BollatiBoringhieri, Torino, 2012
di Edoardo D’Elia
Quando la disillusione punisce, la filosofia torna di moda; e i filosofi di moda, tradizionalmente, sono francesi. Ecco forse perché, negli ultimi anni di smarrimento culturale, i libri rossi (aggettivo cromatico più che politico) di Latouche hanno un successo, e un prezzo di copertina, così consistenti.
Nicola Ludwig, Gianbruno Guerrerio
LA SCIENZA NEL PALLONE
Zanichelli, Bologna, 2012
di Edoardo D’Elia
Più che di scienza applicata al gioco del calcio, questo libro tratta della scienza del gioco del calcio. Non si discute della necessità o meno di inserire qualche sistema tecnologico per impedire gli errori umani arbitrali, ma si estrapolano un po’ di formule fisiche dai calci, dai gesti atletici e dalle regole di gioco. [CONTINUA]