*RISPOSTA A "RIFLESSIONE SU NON SIAMO MAI STATI MODERNI DI BRUNO LATOUR"
«Dimenticare non è eliminare, è agire in una sospensione di giudizio, o possedere idee distorte dei movimenti: esistere senza Essere», disse il Soggetto.
«Dimenticarmi non è eliminarmi, è caratterizzarmi in una parzialità di giudizio, o possedere un’idea limitata delle interazioni: concedermi d’esistere, ma giammai d’Essere», replicò l’Ibrido.
Chi si è accorto che qualcosa è stato trascurato, da lui per primo? Heidegger? Tutti quelli che l’hanno letto? Quelli che l’hanno anche capito?
L’oblio dell’essere, o di una parte di, non è solo la vita anestetica a cui sembriamo tutti condannati, quell’incoscienza che stordisce l’umanità, il sacrificio della riflessione alla dea Utilità. La “presenza al mondo” è solo quel briciolo di consapevolezza del non-senso? Forse sì; o forse bisognerebbe studiare di più, sempre di più…all’infinito.
Di sicuro c’è che chi si accorge della maschera è giustificato, non guarito. Si guarisce tutti insieme, con la benevolenza del Tempo.
Il paradosso dell’epurazione che chiede attaccamento l’ha notata anche Latour: la ‘scienza nuova’ secentesca che indicizza l’Incomprensibile e noi che la seguiamo nella smania di controllo lucido e nitido della natura con i nostri microscopi in 3D; ma poi la natura tossicchia e noi scopriamo che è ora di dimostrarle il nostro affetto. Abbiamo lavorato sodo per secoli per emanciparci e ora siamo più che mai “attaccati”. Ovvero: noi continuiamo a comportarci come moderni, ma la nostra modernità porta a situazioni non moderne, quindi non siamo mai stati moderni. Perciò è vero sia che siamo moderni, sia che non lo siamo mai stati. Perché viviamo e vediamo e costruiamo il mondo come moderni, ma gli schermi magici, i Led e gli acquedotti temperati sono davvero di difficile classificazione. E Latour non scrive ai tempi di Heidegger, ma di Steve Jobs. Se Essere e Tempo fosse un ebook il Soggetto sarebbe lo stesso? Se Heidegger avesse avuto l’iPad avrebbe esteso il concetto di oblio dell’essere?
Latour provoca, non risolve - lo sappiamo. Viviamo come moderni, siamo anche postmoderni perché consideriamo alcune caratteristiche della modernità datate, e – ibridamente parlando – siamo anche non-moderni, perché la modernità, nel seicento, sembrava definitiva, e invece si è rivelata un esperimento come un altro. Siamo l’eco ormai debole dei moderni e non sappiamo ancora cosa c’è dopo, dirci non-moderni non è la soluzione, è solo una delle opzioni, forse sullo stesso piano della particella post-; ma sembra uno strumento funzionale.
Sulla strada della Storia, al posto di blocco alla fine del medioevo, il doganiere ci chiese: «Chi siete?». Rispose il buon Cartesio. Poi qualche decennio fa abbiamo incontrato un altro blocco e un altro doganiere:
«Chi siete?»
«Siamo post-moderni».
«Ci vuole qualcosa di nuovo, ragazzi; trovatevi un nome e tornate più preparati».
«Allora siamo non-moderni», svetta Latour dal mezzo del gruppo.
«Post-, non-, pre-, pseudo-…Tutte variazioni della stessa minestra, ho bisogno di qualcosa di veramente nuovo per farvi passare».
Per ora siamo costretti a percorrere e ripercorrere gli ultimi chilometri di strada in cerca di una risposta originale. Come sarebbe contento Latour se questa volta, alla fine, invece di Cartesio, rispondesse Google.